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Ultima parte sissi slut


di Mauro78vr
10.09.2024    |    109    |    1 7.0
"Il trucco era quasi inesistente e non omogeneo, ma era inesperta e andava bene così..."
Addestramento di una sissy slut seconda Parte


IV
Il pomeriggio trascorse con calma ed io andai in spiaggia a godermi il sole ed a fare una lunga e bella nuotata.
Di lei nessuna traccia in spiaggia.
Rientrai a casa per prepararmi ed andai all’appuntamento portando con me un pacchetto.
Scesi ed andai al molo. Non la vidi.
Erano le 19,00 in punto e lei non c’era. Strano ero sicuro che sarebbe venuta, ma tutti possiamo sbagliarci.
Attesi qualche minuto e mi diressi verso la macchina, quando all’improvviso la scorsi che stava quasi correndo verso il molo.
Mi vide e corse verso di me.
- Scusa il piccolo ritardo, ma … ho calcolato male i tempi.
La guardai, scrutandola attentamente.
Aveva indossato tutto quello che le avevo dato e sotto il maglioncino intravedevo la maglietta. Il trucco era quasi inesistente e non omogeneo, ma era inesperta e andava bene così.
Lei era nervosa e posava il peso da un piede all’altro.
- Non vado bene? Mi sento così umiliato e quasi … non volevo venire.
Abbassò lo sguardo.
- Ma sei qui e hai fatto quello che ti ho ordinato.
- Si vede che il mio cazzo ti piace proprio tanto, più dell’umiliazione.
Se non avesse avuto un po' di fondotinta sarebbe diventata rossa.
- Bene andiamo e ricorda che ti devi appellare solo al femminile.
Salimmo in macchina e non la guardai mai.
Ci volle mezz’ora di strada ed arrivammo ad un ristorantino carino un po' fuori mano.
Ci accomodammo ed ordinammo da bere.
- Ascolta bene. Ora verrai legata a me in ogni modo e diventerai mia davvero.
- Prendi questo pacchetto e vai in bagno, indossa quello che c’è dentro e poi torna qui.
Mi guardò con aria interrogativa e prese il pacchetto.
Ci vollero quasi dieci minuti prima che tornasse, un po' sudata.
Si sedette ed abbassò lo sguardo.
- Ci hai messo tanto. Non va bene. Non devi farmi aspettare. Hai indossato tutto?
Erano una cb rosa ed un plug arcuato rosso fuoco.
- Ssssì. Ma il coso mi fa male. Il culetto dopo questa mattina mi brucia molto. E … la cosa non voleva entrare, perché ero eccitato.
- Parla al femminile.
- Ero… eccitata.
- Ti sarai mica masturbata?
- No.. ecco… un po' sì e poi ho cercato di calmarmi per poterla mettere.
- Non devi mai toccarti senza il mio permesso e non ti devi mai masturbare il clito. Mai.
- Ora togliti la maglia, che dobbiamo brindare. Ho preparato un aperitivo adatto.
- Ma no… ti prego. L’ho indossata, ma la scritta… non qui, dai.
- Ti ho portata dove nessuno ti conosce e ora togliti la maglia e sbrigati.
Era imbarazzatissima, ma se la tolse e si vide la scritta: “Sono una aspirante sissy slut”.
- Carina. Cosa c’è di male. Vedrai cosa dice il cameriere quando arriva. Eheheheh.
Volevo umiliarla e degradarla, ma quello era solo l’inizio.
Ormai non parlava più.
- Ora facciamo un brindisi, uno speciale. Io bevo un Berlucchi e tu quello che ti ho preparato. D’ora in poi ti chiamerai Lilu.
Mi guardò con aria interrogativa e guardò il bicchiere, che avevo riempito durante la sua assenza. Avevo preso un tavolo un po' appartato.
- Devi bere guardandomi negli occhi e se non lo finisci tutto, mi arrabbio molto. Imparerai che non ti conviene farmi arrabbiare. Ora brindiamo a noi.
Lilu avvicinò il bicchiere alla bocca e sentì un profumo strano, un po' acre.
- Ma cosa è?
Sorrisi.
- E’ il mio nettare dorato che solo una slut può bene. E’ un’investitura ed un simbolo. Non va sprecato.
- Ma cosa… è la tua … pipì? Non posso farlo… mi fa schifo.
- Per queste tue parole, sarai punita e ora bevi e non farmi arrabbiare.
Bevvi con calma e la vidi avvicinare il calice alla bocca, fare una faccia di disgusto e guardarmi.
Stava per desistere, ma poi con una forza nascosta, lo bevve tutto d’un fiato.
Rimase a bocca semi spalancata e mi guardò, con una intensità mai vista prima di quel momento.
Sorrisi e la guardai come mai prima.
- Vedo che hai colto anche tu l’importanza del brindisi, il suo significato profondo. Ora sei legata a me, Lilu.
- Si.
Ordinammo e il cameriere non vide subito la scritta.
Alla prima portata, la guardò meglio e lesse la scritta, un po' stupito.
Si vede che non sapeva nemmeno cosa volesse dire.
Al suo ritorno doveva essersi informato, perché la guardò e rise in modo quasi sguaiato.
Lilu era tutta rossa e stava per sentirsi male dall’imbarazzo.
- Scusa un attimo. Se la guardi ancora e ridi come hai fatto adesso, stai tranquillo che te ne pentirai amaramente.
Guardai il cameriere in modo duro e lui abbassò lo sguardo e si dileguò in cucina.
- Grazie. Non dovevi imbarazzarmi così, però. Ma mi hai difesa.
Incominciava a parlare al femminile.
- Tu mi appartieni e sei preziosa per me. Io ti posso usare e posso abusare di te in ogni modo, ma nessuno lo può fare senza il mio permesso e men che mai può mancarti di rispetto.
Finimmo la cena con calma e Lilu si era rilassata.
- Non capisco cosa succederà d’ora in poi, ma mi piace tutto quello che è successo fino ad ora. Ma questa, come si chiama, che mi hai fatto indossare, devo tenerla sempre?
- Si chiama cb e al momento non la chiudo con il lucchetto. La indosserai quando te lo dico io e di sicuro tutte le volte che ci incontriamo.
- Devi dimenticare di essere un maschietto e devi diventare femmina a tutti gli effetti. Devi godere solo con la pussy, ma mi sembra che oggi lo hai già provato in modo naturale.
- Sei una sissy nata e ti trasformerò in una splendida creatura.
V
Salimmo in macchina e nel parcheggio, poco prima di partire, notai che quasi tutte le auto se ne erano andate.
- Devi abituarti al mio cazzo, devi desiderarlo, adorarlo e sognartelo di notte. Prendilo in bocca.
- Ma qui? E se ci vedono?
Le tirai un piccolo schiaffo, non forte, ma quel tanto per lasciarle il segno dentro.
- Non devi mai discutere quello che ti dico. Se ti ordino qualcosa, lo fai e basta.
Mi aprì veloce i pantaloni e prese in bocca il mio cazzo d’un sol colpo.
- Piano, succhialo con calma, lecca la cappella ed assaporala. Non devi avere fretta, devi imparare a fare pompini con maestria.
Si rilassò e succhiò con piacere la cappella gonfia.
- Ora basta, andiamo.
Mi ricomposi e partimmo.
Ascoltammo un po' di musica e le toccai le gambe lisce durante il tragitto, andando con la mano fino alla cb, che trovai umidiccia.
- Sgoccioli come una cagnetta in calore. Ma si sente che lo sei ed è un bene che io abbia capito subito cosa potevi diventare.
Arrivammo a casa mia e le dissi di salire.
Entrati in casa le dissi di stare ferma sull’uscio.
- Ascolta bene. D’ora in avanti, quando entri in casa mia o siamo soli in una stanza, tu ti svesti e resti in cb, plug, calze ed intimo. Lo fai subito appena entri e poi attendi che io ti dica cosa fare.
La guardai fissa negli occhi e Lilu capì che non era il caso di dire nulla.
La lasciai in piedi ed andai ad accomodarmi sul divano.
- Sei proprio bellina, ma dobbiamo lavorare sui vestiti e sul trucco. Ti porterò in un centro estetico e imparerai bene ad usare tutti i prodotti di bellezza adatti ad una come te.
- Ti farai crescere i capelli e fino a che non saranno lunghi a sufficienza, porterai una parrucca.
- Ora vieni qui, tirami fuori il cazzo e leccalo bene.
Eseguì e si inginocchiò, slacciandomi i pantaloni e tirandomi fuori il cazzo già duro.
- Non usare le mani, solo la bocca e la lingua. Succhi e usa la lingua bene, roteandola e passandola sulla cappella.
Era volenterosa e le piaceva. Stava migliorando.
- Ora piano piano prendilo tutto in bocca e fattelo arrivare fino in gola.
Lo fece e stavo quasi per prenderle la testa e farglielo arrivare fino alle tonsille, ma non era il momento. Per ora mi bastava che provasse a ingoiare.
La fermai e mi spogliai, la feci mettere a 4 zampe con la pussy esposta.
Le tolsi con decisione il plug e le strappai un lamento.
- Ti prego, mi fa ancora parecchio male da oggi. Lascialo… riposare.
- Io faccio tutto quello che voglio e quando lo voglio. Ora ti scopo e lo farò forte e duro. Ti devi abituare a prenderlo ripetutamente e come voglio io.
Presi un po' di lubrificante e mi unsi piano il cazzo.
- Le prime volte userò del lubrificante, ma poi lo prenderai senza, quando sarai abituata.
Le puntai il cazzo al buchetto e lo infilai progressivamente, in modo deciso e in pochi secondi era entrato tutto.
- Oooooo, ti prego… mi spacca. Mi fa male… Aspetta.
- Ti ho già detto che ti scopo tutte le volte che voglio e non aspetto che tu sia disponibile. Se ti rilassi, è meglio.
Iniziai ad estrarlo quasi fino a farlo uscire e poi ad infilarlo fino in fondo, per farle sentire le palle che sbattevano sul culetto.
- Tttti prego… fermati un po'…
Lo estrassi di colpo e la sentii emettere un gemito.
- Vedo che ti devo far capire bene chi sei e chi comanda e devo anche punirti per prima.
- Insomma, perché mi tratti male, mi vuoi punire… non possiamo stare insieme e basta?
La fissai duramente e dissi poche parole.
- Puoi rivestirti ed andartene. Non mi interessa una che discute e mi manca di rispetto. Vattene subito.
Un pugno nello stomaco avrebbe avuto meno effetto.
Uno sguardo di stupore prima e poi di paura; gli occhi si fecero umidi.
- Aspetta, non vorrei… ecco, io desidero solo poter stare con te… non mi cacciare, per favore.
La guardai in silenzio, mentre una lacrima le solcava la guancia sinistra.
- Non torno mai sulle mie decisioni e non le cambio. Questa volta faccio un’unica eccezione, ma non capiterà più. Ora ti inginocchi, mi supplichi di riprenderti e mi implori di punirti per quello che hai detto, impegnandoti a non farlo mai più.
Il suo viso si illuminò di colpo, con la mano si asciugò la guancia e si inginocchiò davanti a me.
- Grazie, grazie. Ti chiedo scusa, non disubbidirò più. Ti voglio, ti desidero. Fammi tua. E puniscimi come vuoi.
Con calma andai a prendere un frustino e tornai in stanza facendoglielo guardare bene.
- Saranno 10 colpi per le parole dette al ristorante, 20 per le tue lamentele e 40 per la tua insubordinazione. Conta.
Il primo colpo sulla natica destra la fece sobbalzare, ma non era forte.
- Uno.
I successivi furono distribuiti su tutte le natiche e non erano forti.
- Due.
-Tre.
Presi a colpire anche la schiena e le cosce e il suo corpo si arrossava senza segnarsi.
- Diciannove.
- Venti.
- Questi colpi sono stati dati con poca forza. Ora vediamo se hai capito i tuoi errori e se ti sai comportare come la slut che potresti diventare. Come vuoi che ti dia i prossimo colpi: piano o forte?
Lei aveva il respiro accelerato e mi guardava con un misto di consapevolezza e timore.
- Vorrei dire piano, ma incomincio a capire che sei tu che comandi e che, se ti voglio appartenere, devo ubbidire. Allora dico un po' più forte, ma ti prego… non … esagerare.
Chinò la testa, rassegnata.
Incominciai a colpire il suo culo con maggior forza.
- Ventuno.
- Ventidue.
Vado avanti ed aumento ancora la forza.
- Venticinque… aaah.
- Zitta e conta solamente.
Il corpo incominciava a colorarsi davvero.
Devo dire che fu stoica ed a parte qualche lieve lamento, andò avanti a contare.
- Ne mancano 10, che ti infliggerò con vera forza, per farti ricordare bene questo momento. Sono sicuro che puoi resistere.
Diedi gli ultimi colpi con forza e precisione e lasciai segni rossi su tutto il culo.
Alla conta del settantesimo colpo, si lasciò andare ad un enorme sospiro ed a qualche singhiozzo.
- Brava, sono fiero di te; sapevo che potevi farcela.
Lei si accasciò per terra e si aspettava forse che la coccolassi.
Invece la feci alzare e mettere a quattro zampe e mi unsi il cazzo.
- Riprendiamo da dove avevo interrotto e ricorda cosa succede a lamentarsi.
Stava per dire qualcosa, per supplicarmi di lasciar riposare il suo povero culetto, ma mise la faccia tra le mani, per terra, ed attese.
Spinsi il cazzo fino in fondo e la presi per i fianchi.
Sapevo che il contatto con il mio bacino e il suo culetto rosso, segnato e gonfio, faceva male, ma intendevo sbatterla duro ed a fondo.
Iniziai a scoparla con colpi secchi.
- Aaah… peeer faaavore… aaaah
Non le diedi retta e continuai a pomparla e sbatterla forte.
Ansimava e si dimenava, ma stava resistendo.
La sbattevo forte e fino in fondo, con colpi decisi e molto a fondo; le mie palle sbattevano contro il suo culetto.
Sono andato avanti a lungo e lei pian piano si è calmata ed ha incominciato ad ansimare sempre più forte.
- Sento che ti piace essere sbattuta, piccola troietta.
- Sssì, mi fa maleeee, ma non ti fermare…
- Adesso ti faccio davvero mia e ti faccio sentire il mio caldo sperma nella tua pussy.
Diedi ancora qualche colpo ed iniziai ad eruttare fiotti di sperma nello stretto pertugio.
- Aaaah, ecco che arriva … Ti spacco il buco e ti arrivo fino nello stomaco.
Le spingevo il cazzo fino in fondo al massimo e dopo tre o quattro fiotti di sperma, sentii che si irrigidiva.
- Ooooooh, aaaahh, siiii… vengo anchi’io… aaaaaah.
Venne divincolandosi con un orgasmo davvero forte, mentre la tenevo forte per i fianchi, tenendole il cazzo piantato nel culo e finendo di sborrarle dentro, mentre mi assaporavo le contrazioni del buchetto, che ritmava in modo spasmodico.
Lei continuava a dimenarsi e il suo clito, anche se ingabbiato, aveva eruttato un buona quantità di sperma, segno del suo grande piacere.
La lasciai accasciare, ma le dissi subito una cosa.
- Ricorda che quando vengo devi sempre pulirmelo per bene ed accuratamente con la lingua.
- Forza lecca e pulisci.
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